Un esercito di 137mila donne, per lo più dell'est o latino americane. Non sono sempre giovani e piacenti, ma basta vederle all'opera per capire che sono quasi sempre armate di grande pazienza e di umiltà. Per loro i lombardi spendono un miliardo e 600 milioni di euro all'anno, una media di mille euro al mese a famiglia. Sono le badanti, arrivano dai confini del mondo agiato e finiscono nelle case private a curare gli anziani, spesso per 24 ore al giorno, vitto e alloggio incluso nel prezzo. Quegli anziani che in un caso su due non sono autosufficienti: pensionati soli, malati, invalidi ai quali le famiglie, con i ritmi serrati del lavoro e i figli da crescere, fanno fatica a garantire una presenza costante nell´arco del giorno, un aiuto nelle piccole incombenze quotidiane, un controllo della cura personale e un´assistenza per far fronte ai disagi e alle malattie che aumentano con l'età. Senza le badanti, sarebbe il tracollo. Per le famiglie e per il sistema sanitario pubblico. Eppure, solo una badante su tre ha le garanzie di un contratto di lavoro in regola e del permesso di soggiorno.
Il mercato è ormai stabile, saturo: in un anno sono aumentate solo del 4 per cento. Nel 92 per cento dei casi sono straniere. Il loro stipendio viaggia fra gli 850 e i 1.268 euro al mese, a seconda che siano ingaggiate "in nero" o che abbiano l´assunzione regolare, quindi la retribuzione minima prevista dal contratto nazionale di lavoro delle colf. In ogni caso una cifra troppo alta per almeno un anziano su tre, visto che, numeri alla mano, un terzo delle pensioni di vecchiaia - l´unica fonte di reddito per oltre mezzo milione di lombardi - non supera i 500 euro al mese.
I conti in tasca alle famiglie e ai loro vecchi li hanno fatti gli economisti dell'Irs, l'Istituto di ricerca sociale che da due anni, con il progetto "Qualifi-care", varato in collaborazione con Caritas Ambrosiana e Cgil lombardia, sta sperimentando nei Comuni di Sesto San Giovanni e di Brescia, nuove strategie per far emergere il lavoro nero delle badanti e er consentire a chi le assume con tutti i crismi di avere in cambio un lavoro qualificato. Qui sono nati albi professionali e corsi di formazione. I contratti di lavoro firmati sono stati 558. A Brescia, spiegava ieri l´assessore ai Servizi sociali del Comune, hanno fatto anche di più: «Abbiamo stanziato 900.000 euro per dare un contributo mensile di 500 euro al mese alle famiglie che assumono una badante. Finora, versiamo il bonus a 200 persone».
L´Irs ha verificato che in Lombardia, con 1.841.882 anziani di età superiore a 65 anni, ci siano 7,5 badanti ogni cento pensionati. Tra Milano e provincia, stiamo parlando di oltre 85mila «assistenti familiari». I milanesi spendono oltre un miliardo di euro l´anno per i loro stipendi, che il nuovo contratto a fatto salire da 900 a 1.268 euro al mese. «Una cifra notevole, considerando che in nero una badante può costare 3 o 400 euro in meno. Comunque, un affare - spiega Sergio Pasquinelli dell´Irs - considerando che la retta media delle case di cura lombarde è di 1.600 euro, con punte anche di 2.500-2800 euro al mese».
«Il lavoro privato di cura è sempre una relazione fra due soggetti deboli, il datore di lavoro, cioè l´anziano, e il lavoratore, cioè una donna straniera, ancora clandestina nel 41 per cento dei casi, senza contratto per un altro 20 per cento - ha spiegato don Roberto Davanzo -. «Il welfare pubblico offre sempre meno garanzie e le famiglie vengono lasciate sole con i loro vecchi da curare e i costi crescenti da affrontare. La Regione potrebbe creare un "Fondo per la non autosufficienza" per sostenere le famiglie che scelgono l´assistenza domiciliare invece del ricovero».
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