Mentre si attende una decisione del governo su un'eventuale moratoria da imporre ai lavoratori romeni e bulgari dopo l'ingresso nell'Unione europea, è iniziato l'iter parlamentare delle nuove norme per la circolazione e il soggiorno dei cittadini comunitari in Italia.
Uno schema di decreto legislativo approvato in via preliminare il 10 novembre scorso dal Consiglio dei ministri è ora al vaglio delle commissioni di Camera e Senato, chiamate ad esprimere un parere entro il 21 dicembre prossimo. Quando entrerà in vigore, disciplinerà le modalità il diritto di libera circolazione e soggiorno in Italia dei cittadini dell'Unione europea e dei familiari che li accompagnano o li raggiungono, i presupposti del diritto di soggiorno permanente, e le limitazioni a questi diritti per motivi di ordine pubblico e di pubblica sicurezza. Secondo il testo approvato dal governo, che dà attuazione a una direttiva europea, i cittadini dell'Unione hanno il diritto di soggiornare nel territorio nazionale per un periodo non superiore a tre mesi senza alcuna condizione o formalità, salvo il possesso di un documento d'identità valido per l'espatrio secondo la legislazione dello Stato di cui hanno la cittadinanza. Possono soggiornare per più di tre mesi i lavoratori (autonomi o subordinati) e gli studenti o chiunque abbia risorse sufficienti per non pesare sull'assistenza sociale e un' assicurazione sanitaria.
Il cittadino dell'Unione che ha soggiornato legalmente ed in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale ha diritto al soggiorno permanente. Il diritto di soggiorno è esteso anche ai familiari dei cittadini dell'Unione europea, dove per "familiare" si intende: il coniuge, il partner che abbia contratto con il cittadino dell'UE un'unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro (solo se la legislazione italiana equiparerà l'unione registrata al matrimonio), i discendenti diretti di età inferiore a 21 anni o a carico, gli ascendenti diretti a carico e quelli del coniuge o del partner.
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