mercoledì, ottobre 31, 2007

Le donne immigrate sono ormai il 50%

Tra i protagonisti dei nuovi dati del Dossier Caritas/Migrantes sull'immigrazione e sul cambiamento che ha subito l'Italia negli ultimi anni, ci sono senz'altro le donne, arrivate alla cifra di 1.842.004 con regolare permesso di soggiorno, una cifra, pari al 49,9% del totale degli immigrati, che non fa altro che confermare il costante e consolidato protagonismo femminile nell'attuale processo migratorio.
La distribuzione delle immigrate, come viene segnalata dai dati Caritas, varia da regione a regione: in base alle opportunità lavorative vi sono così regioni dove è presente una forte femminilizzazione dell'immigrazione. Sono principalmente quelle del Sud, in particolare la Campania, dove le donne sono il 61,7% degli immigrati, mentre vi sono altre regioni, soprattutto al Nord, dove invece la percentuale delle donne è più bassa. Anche le nazionalità giocano un ruolo importante nel cambiamento dell'immigrazione italiana: ad alzare la percentuale delle donne sono quelle provenienti dagli stessi paesi europei, per fare qualche esempio vi sono alte percentuali di donne ucraine (83,6%), russe (82,5%), moldave (68,1%) e romene (53.4%) rispetto al totale di queste nazionalità. Importante anche il riferimento al continente di provenienza: ecco che troviamo una percentuale di maggioranza del 66,8% di donne provenienti dall'America latina, mentre nel caso dell'Africa e dell'Asia la maggioranza è costituita invece dagli uomini, con valori che oscillano tra il 65% e il 90% per l'Africa Subsahariana (esemplare il caso del Senegal, con solo una donna su dieci).
La presenza delle donne immigrate, un tempo legata quasi esclusivamente al ricongiungimento familiare, è cambiata nel tempo con la necessità di trovare un lavoro altrove e migliorare la propria condizione anche partendo da sole. Le donne immigrate sono così riuscite a raggiungere oggi un tasso di attività più elevato della media: il 58,4%, a fronte di poco più del 51% della totalità della popolazione di sesso femminile, seguendo così la scia degli stati europei, in cui il tasso di occupazione delle donne straniere nell'ultimo decennio è aumentato più rapidamente di quello degli immigrati uomini.
Ma il numero che riesce meglio a fotografare questo è il dato Inail: sono 571.499 le donne straniere occupate a fine 2006, pari al 42% di tutti gli immigrati. La percentuale, molto alta, riguarda le stesse donne maggiormente presenti nel territorio, quelle cioè che arrivano prevalentemente dai paesi dell'Europa centro orientale, con una forte presenza romena. Più della metà delle donne occupate, al di là della loro provenienza, si trova a condividere lo stesso tipo di occupazione: lavoro domestico e cura delle persone, soprattutto anziane.
Questo è senz'altro un elemento negativo: il fatto che il tipo di impiego sia quasi esclusivamente domestico, tra l'altro anche meno retribuito rispetto agli uomini è un fattore, qualche volta anche obbligato, che non premia la professionalità di quante hanno studiato nel loro paese e si sono specializzate. Con il risultato che anche le donne immigrate si trovano in posizione di debolezza sociale. Dove invece le donne hanno il primato è nei i matrimoni misti: si tratta soprattutto di donne provenienti dalle Filippine seguite poi dalle romene, le peruviane e le albanesi.

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società civile

la società civile è composta da quelle associazioni e movimenti che più o meno spontaneamente intercettano e intensificano la risonanza suscitata nelle sfere private di vita dalle situazioni sociali problematiche, per poi trasmettere questa risonanza, amplificata, alla sfera politica. il nucleo della società civile è costituito da una rete associativa che istituzionalizza - nel quadro di una "messa in scena" di sfere pubbliche - discorsi miranti a risolvere questioni d'interesse generale... una vitale società civile può svilupparsi solo nel contesto di una cultura politica liberale, nonchè sulla base di un'intatta sfera privata. essa può dunque fiorire solo in un mondo di vita già razionalizzato. in caso diverso sorgono dei movimenti populistici che difendono alla cieca le tradizioni ossificate d'un modo di vita minacciato dalla modernizzazione capitalistica.
(j. habermas)